LAMYA HAJI BASHAR
Premio DIRITTI UMANI E CIVILI
Un’adolescenza interrotta a soli 16 anni, quando nel 2014 a causa della sua etnia Yazidi, viene rapita dai guerriglieri dello stato islamico e fatta prigioniera ai confini dell’Iraq.
Una etnia ritenuta infedele dagli integralisti e così uomini e donne anziane vengono uccisi mentre le più giovani trasferite in autobus prima a Mosul e poi nelle vicinanze di Aleppo sotto il controllo dell’ISIS.
I ricordi di Lamiya sono fatti di macerie, fosse comuni e violenze fin dal primo giorno della sua prigionia. Lei e sua sorella per essersi rifiutate di convertirsi all’Islam hanno subito una violenza di gruppo per poi essere vendute per 5 volte come se fossero oggetti e obbligate a divenire schiave del sesso.
Dopo 2 anni, con un’esperienza che la segnerà per tutta la vita, alcuni suoi parenti pagano un riscatto e riescono a liberarla, ma viene colpita da una mina che uccide sua sorella e la ferisce gravemente agli occhi procurandole danni permanenti alla vista.
Viene curata in Germania dove ancora oggi risiede grazie ad un passaporto umanitario che le consente di espatriare.
Nel 2016 il Parlamento Europeo le conferisce il Premio Sakharov per i diritti umani.
Attualmente è impegnata per la tutela dei diritti della sua gente per la quale non vede luce nel prossimo futuro.
La sua felicità di essere viva e libera è tuttora offuscata dal pensiero di tutte quelle donne che sono ancora nelle mani dei loro carcerieri per le quali chiede alla Comunità Internazionale di dare assistenza psicologica una volta che saranno liberate :"Sarò la voce dei senza voce".
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