SAMIRA ASGHARI
Premio “DIRITTI UMANI”
Nella corolla delle sue mille accezioni, lo sport ha un significato puro ed essenziale, che rimanda ai principi di libertà, uguaglianza e rispetto. È un valore che educa, che unisce, che non trascende dallo spirito elementare del gioco. E il gioco, si sa, è cosa più che seria. Come per Samira Asghari, per cui lo sport è stato la più bella angolazione da cui guardare il mondo, immaginandone uno migliore, più giusto e più sereno. Un mondo senza discriminazioni, per il quale valga la pena battersi. Lei, mirabile atleta. Lei, giovane donna. La più giovane componente del Comitato Olimpico Internazionale. E la prima in assoluto eletta dell’Afghanistan. Quello stesso martoriato paese in cui, oggi, le donne tornano ad essere presenze nascoste. Ma per ogni voce che si affievolisce, quella di Samira si amplifica, parlando la lingua dell’emancipazione e dell’impegno civile. Perché lo sport non ammette distinzioni di sorta. E per la sua natura intrinseca, è forse il più “umano” fra tutti i diritti umani.
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