PEGAH TASHAKKORI
Premio “Diritti umani”
Un grido di rabbia. Che si alza forte e cristallino di fronte alle stragi. Agli orrori di un regime che è repressione continua e disumana di ogni libertà. È il grido senza freni di Pegah Tashakkori. Una voce che si libra al di sopra di ogni frequenza, continuando a parlare anche quando il fiato sembra venir meno. Perché scaturisce dalla coscienza e, nel silenzio assordante di una terra orfana di giustizia, riverbera potente anche fuori dai suoi confini. Quella di Pegah è una battaglia a distanza, ma non per questo meno incisiva. Una lotta collettiva contro l'ordine prestabilito, l'oblio, l'indifferenza e la rassegnazione. In uno slancio di disobbedienza che, oggi, si traduce in un atto d'amore e gentilezza. Quando un velo diventa una prigione, quando anche l'importanza di un simbolo prevarica quella, sacra e inalienabile, dei nostri diritti fondamentali, la ribellione è sintomo di speranza. Per tornare a sentire il vento tra i capelli. Per tornare a vivere.
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