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SOS VILLAGGI DEI BAMBINI TRENTO

Premio speciale “SOS Villaggi dei Bambini”

Il Villaggio SOS di Trento nasce nel 1963 con l’obiettivo di accogliere bambini e adolescenti in condizioni di disagio familiare e sociale e di offrire loro un adeguato percorso di crescita psico-fisica volto, se possibile, al rientro nella propria famiglia o, in caso contrario, verso una dignitosa integrazione nella società. Sono ad oggi oltre 350 i bambini accolti nel Villaggio, chi per periodi lunghi (soprattutto nei primi decenni di attività), chi magari anche solo per poco tempo. Il Villaggio è gestito da una Cooperativa sociale formata da 37 soci che annualmente si riuniscono in assemblea. L’assemblea dei soci elegge ogni tre anni il consiglio di amministrazione che, al proprio interno nomina il presidente. Il presidente è il legale rappresentante della Cooperativa.

 

La casa famiglia vede la sua nascita dalla disponibilità di una donna che vien invitata a vivere insieme ai bambini che le vengono affidati. Nel villaggio infatti deve rinascere la naturale fiducia di un bimbo verso la mamma

Il mantenimento del legame naturale tra familiari è un principio fondamentale da rispettare all’interno del Villaggio. La casa famiglia accoglie i fratelli naturali sostenendo il loro vincolo di patria. Ma anche nei confronti di bambini che non sono fratelli all’interno della casa si sviluppa una relazione molto simile a quella fraterna, fatta di continuità, d’intimità, di collaborazione e molto altro.

 

Nel villaggio viene data la possibilità ai bambini di vivere secondo la propria cultura e la propria religione, sostenendo la loro crescita attraverso un approccio globale. Aiutiamo i bambini a riconoscere e a esprimere le proprie abilità ed interessi, oltre a prestare attenzione alla formazione personale e professionale, nella prospettiva di renderli capaci e consapevoli di sé e del proprio percorso verso un’età adulta.

 

Fabjan Thika arriva al Villaggio SOS di Trento all’età di 4 anni, insieme al fratello di 6, perché il padre non è in grado di prendersi adeguatamente cura di loro.  Al Villaggio SOS sperimentano l’amore, l’ascolto, la cura tanto che Fabjan descrive il Villaggio SOS come la loro salvezza. Si sente parte di una vera famiglia: affetto, istruzione, sicurezza, educazione. I suoi ricordi più belli sono tutti legati al Villaggio SOS.

“Il Villaggio SOS ha fatto bene a noi ma anche a mio padre, che vedevano ogni settimana.”

Fabjan considera il fatto di essere cresciuto nel Villaggio SOS una fortuna che non tutti hanno, si reputa più fortunato anche di chi vive in una “vera” famiglia. Aveva 40 fratelli, un’educatrice sempre presente, tantissimo spazio sotto casa dove poter giocare, saltare, correre e andare in bici. Ma la cosa più importante è che è stato cresciuto con amore ed è riuscito così a diventare un adulto responsabile. 

“Non è detto che chi vive in una famiglia normale si senta amato, protetto e seguito. Noi al Villaggio SOS ci sentivamo proprio così.”

La morte tragica del padre provoca in lui un forte senso di colpa, difficile da gestire all’età 17 anni. Su consiglio di amico prete scopre il mondo del pugilato: una nuova famiglia e un nuovo strumento per provare a elaborare il suo vissuto. Esce dal Villaggio SOS, incontra tante difficoltà legate alla ricerca di un lavoro, di una casa e dell’indipendenza. Sono molti i combattimenti vinti, ma mancano ancora dei passi per raggiungere la serenità e decide di arruolarsi nella Legione straniera. Basta poco tempo a Fabjan per capire che quella non è la sua strada, per questo motivo decide di tornare a sé stesso in quella che sente casa, il Villaggio SOS, che lo accoglie nuovamente come farebbe qualsiasi famiglia. Qui inizia il suo percorso verso l’autonomia. Cerca un lavoro, studia la sera e la passione per la boxe dà alla luce un luogo di aggregazione e ascolto, la HOUSE OF BOXING, gestita da lui e da sua moglie Manuela. Un progetto di vita e di riscatto per lui e per tanti altri ragazzi e ragazze che lì possono ritrovarsi, individuare i propri obiettivi e raggiungerli. 

“Il messaggio è: prima che un ragazzo di 17 anni prenda una strada disperata parliamone e vediamo cosa costruire insieme”.

Parte della sua storia è scritto nel libro “12 round per migliorare te stesso” che si è trasformato in un progetto realizzato in collaborazione con il carcere minorile.

Oggi Fabjan è padre di Athena e, insieme alla moglie, realizza molti progetti a favore di ragazzi e ragazze, in collaborazione con servizi sociali, scuole, carcere minorile e, per chiudere il cerchio, anche con il Villaggio SOS.

Le soddisfazioni sono immense e valgono molto più di un titolo sul ring. Aiutare un ragazzo a ritrovare forza, coraggio e fiducia per uscire di casa dopo un anno intero di autoreclusione. Sostenere un ragazzo dopo un terribile incidente affinché possa finalmente laurearsi. Il loro valore è inestimabile per Fabjan.

I progetti per il futuro sono tanti, tra questi trovare un posto più grande in cui inserire anche uno spazio dedicato a un centro diurno e a percorsi di supporto scolastico.

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