SUSANNA ROSI RICEVE IL PREMIO PER LA “RICERCA SCIENTIFICA”
Conosciamo meglio Susanna Rosi, neuroscienziata italiana, direttrice della ricerca neurocognitiva nel Centro di lesioni cerebrali e spinali (Brain and Spinal Injury Center) della University of California – San Francisco. Sarà lei a ricevere il Premio per la “Ricerca Scientifica”.
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Nata a Castiglion Fiorentino da una famiglia di umili origini, Susanna Rosi vanta un brillante curriculum accademico. Dopo aver conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università degli studi di Firenze e aver completato una breve formazione post-dottorato in Italia, si trasferisce negli Stati Uniti all’Università dell’Arizona per un posto presso il Centro di memoria e invecchiamento del sistema neurale guidato dai Drs. Carol Barnes e Gary Wenk.
Nel 2006 entra a far parte della University Of California – San Francisco (UCSF) dove riceve, nel 2011, una promozione accelerata come professore associato diventando così direttore della ricerca neurocognitiva. Nel corso della sua carriera ottiene riconoscimenti nazionali e internazionali nel campo delle neuroscienze: tra questi ha recentemente ricevuto il Bridging the Gap Award dal California Institute for Quantitative Bioscience (2015) ed è stata scelta per tenere il Discovery.
Attualmente ricopre il ruolo di professore ordinario presso i dipartimenti di terapia fisica e di riabilitazione e chirurgia neurologica ed è anche direttrice della ricerca neurocognitiva nel Centro di lesioni cerebrali e spinali (BASIC). Le sue aree di competenza comprendono la neuroinfiammazione, le lesioni cerebrali e le funzioni cognitive. Il cuore della sua attività di ricerca ruota infatti attorno ad un grande obiettivo: come salvare la nostra memoria. La nostra memoria personale, quella che ci rende gli individui che siamo. Una risorsa inestimabile messa a repentaglio dalle più svariate minacce, partendo dalle malattie neurodegenerative fino ad arrivare a certe terapie antitumorali e alla radiazione cosmica alla quale sono sottoposti gli astronauti nello spazio profondo.
Ora il laboratorio di Susanna Rosi ha identificato il primo potenziale trattamento del danno cerebrale causato dall'esposizione ai raggi cosmici: un farmaco che previene il deterioramento della memoria nei topi esposti a radiazioni spaziali simulate. Secondo tale studio, pubblicato il 18 maggio 2018 nella rivista “Scientific Reports”, gli esseri umani che si avventurano oltre i campi magnetici protettivi della Terra sono esposti a livelli di radiazione cosmica stimati in 1.000 volte quelli presenti sulla Terra o persino nell'orbita bassa della Stazione Spaziale Internazionale. Proteggere gli astronauti da queste radiazioni nocive sarà la chiave per rendere possibile l'esplorazione, e forse un giorno la colonizzazione, dello spazio profondo.
A tal proposito, negli ultimi 4 anni, ha condotto una ricerca finanziata dalla NASA per capire come le radiazioni spaziali profonde possono influenzare il cervello degli astronauti.
Già in precedenza il gruppo di Susanna aveva scoperto che l'esposizione dei topi alla radiazione spaziale simulata causava problemi alla loro memoria, danneggiando le loro interazioni sociali e provocando ansia. Susanna ha collegato tali sintomi all'attivazione di cellule chiamate microglia, le quali fanno parte del sistema immunitario del cervello. L'attivazione delle microglia promuove un'infiammazione cerebrale simile a quella che si osserva nei disturbi neurodegenerativi come l'Alzheimer, scovando e consumando le sinapsi.
Tra le sue iniziative, Susanna ha fondato il gruppo WIN WIN (Weill Institute for Neuroscience Women in Neuroscience), un comitato che si fonda sull’unione della comunità per supportare le donne nei campi di base e clinici delle neuroscienze presso l’USCF. Il gruppo tiene informali riunioni mensili per discutere dello sviluppo della carriera e delle sfide che affrontano quotidianamente le neuroscienziate. Funge inoltre da risorsa per il tutoraggio e offre link utili ed articoli d’interesse per la comunità.