È LAURA ROVERI LA DONNA CORAGGIO DI QUESTA VIII EZIONE
Conosciamo meglio Laura Roveri e la sua storia. Una storia di grande sofferenza e paura, ma anche di consapevolezza e riscatto. Nonostante il suo ex compagno l’abbia ridotta in fin di vita, costringendola anche a cambiare casa, Laura non si è arresa ed ha intrapreso una battaglia sociale e culturale per il progresso, il cambiamento e la prevenzione della violenza di genere. È lei la “Donna Coraggio” dell’ VIII edizione del Premio Internazionale Semplicemente Donna.
L’incubo di Laura inizia il 12 aprile 2014. In quella sera di primavera, il suo ex fidanzato entra nel locale in cui Laura stava trascorrendo un paio d’ore in compagnia di alcuni amici: finge di essere invitato anche lui alla festa, e si avvicina al tavolo. Non riesce ad accettare che, dopo un anno e mezzo la loro relazione fosse giunta al capolinea. Inizia ad offendere e, per porre fine alle sue volgarità, Laura lo segue per parlarci in disparte sulla scala di emergenza. E’ tutto un attimo: la lama che affonda, il volume della musica che copre le sue urla disperate e l’odore del sangue. La accoltella sedici volte alla testa, alle spalle e al collo; poi se ne va lasciandola morente. A salvarla è il capo della sicurezza del locale che chiama immediatamente l’ambulanza. Laura si sveglia all’alba del mattino seguente con una ferita alla trachea che non le permette neanche di deglutire: la lama che l’ha colpita non ha trafitto la carotide per soli due millimetri.
Un tentato omicidio è quello che ha subito Laura. Eppure, dopo soli 60 giorni di carcere, il suo ex compagno torna a casa, accudito da una madre che, dal balcone, grida ai giornalisti che occorrerebbe pensare a cosa sta passando il figlio e che le donne sono tutte uguali. Intanto, nelle aule giudiziarie si gioca la dignità del Paese: come è possibile far uscire di prigione, dopo soltanto due mesi, un uomo che con premeditazione ha cercato di uccidere? Laura, però, non si lascia annientare dallo sdegno e, ben presto, si rende conto di trovarsi a un’abulia prima di tutto culturale. Il problema non è normativo: l’Italia è uno dei paesi più evoluti dal punto di vista legislativo sul tema della violenza di genere; basterebbe applicare le disposizioni già esistenti, ma troppo spesso questo non accade. Ne ha la riprova quando, dopo aver presentato in tribunale gli sms di minacce ricevute dall’ex e dopo che, lui stesso ammette di averla fatta seguire più volte, anche l’accusa di stalking nei confronti del suo quasi-assassino cade.
Pur costretta a cambiare residenza, Laura inizia una serrata attività di testimonianza nelle scuole con incontri e tavole rotonde incentrati sul tema della violenza alle donne, partecipando alla realizzazione di un corto spot rivolto alle giovani generazioni e collaborando con la Scuola di Psicologia. Le fondamenta del suo coraggio sono ben salde nel terreno della vita: la famiglia, gli amici e un nuovo amore la sostengono e la sorreggono quando, con la sentenza di primo grado, arriva l’ultima coltellata: 7 anni e 6 mesi che il suo ex potrà scontare in relax a casa sua mentre lei, dopo quella terribile sera di aprile, ha perso la sensibilità del cuoio capelluto e ha dovuto affrontare mesi di riabilitazione fisica e psicologica. In tribunale, Laura ha dovuto stare ad ascoltare gli avvocati della difesa parlare di “coltellate leggere” e di mancanza di premeditazione anche dopo il dissequestro del coltello con cui è stata massacrata.
Laura non ci sta, ha sete di giustizia e ricorre in appello, mentre riprende a lavorare e prosegue con gli incontri negli istituti scolastici dove ogni volta, seppur con titubanza, sono molte le ragazze che le chiedono consiglio. Proprio da qui, le viene un’idea: sviluppare una app, chiamata “Stop violence”, alla quale sta lavorando da mesi un programmatore informatico. Si tratta della prima app al mondo che permetterà a chiunque di ricevere una consulenza legale o psicologica entro due ore dalla richiesta senza dover rivelare la propria identità.