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ALL'ATTIVISTA AFGHANA MALALAI JOYA, IL PREMIO "DONNA PER LA PACE"

Malalai Joya 2Conosciamo meglio MALALAI JOYA , attivista, scrittrice ed ex membro del parlamento afghano, oggi considerata “la donna più coraggiosa dell’Afghanistan” per aver denunciato nel 2003, durante un’assemblea costituzionale a Kabul, i potenti signori della guerra sostenuti dalla NATO nel suo paese. A questa eroina dei nostri tempi, va il X Premio Internazionale Donna come “Donna per la pace”.

Nata nella provincia di Farah il 25 aprile 1975, è da sempre considerata un personaggio politico controverso, una giovane donna che ha rifiutato di tacere in uno dei luoghi più pericolosi della Terra. Spesso paragonata a leader democratici del calibro della birmana Aung San Suu Kyi, Malalai cresce fra i campi profughi dell’Iran e del Pakistan e, ispirata in parte dall’attivismo di suo padre, diventa presto insegnante in scuole femminile segrete, tenendo le sue lezioni negli scantinati e nascondendo i suoi libri sotto il burqa per far sì che i talebani non potessero trovarli. 

Eletta come membro della Ioya Jirga, la grande assemblea del popolo afghano, il 17 dicembre 2003, Malalai compie uno degli atti più coraggiosi che la mente umana possa concepire: durante un’assemblea riunita per ratificare la Costituzione dell’Afghanistan, si alza in piedi e denuncia la presenza di persone da lei definite “signori e criminali di guerra”. Da quel giorno, l’esistenza di Malalai, appena venticinquenne, cambia radicalmente: sopravvissuta a 4 tentativi di omicidio, si ritrova a dover fare i conti con continue minacce di morte e con la necessità di vivere sotto scorta e dormire solo in case sicure. Ma la paura non riesce a fermare il suo operato e i suoi principi: a 27 anni diventa la più giovane eletta del nuovo parlamento afghano, una carica dalla quale viene, tuttavia, sospesa nel 2007 in seguito alle sue persistenti critiche ai signori della guerra, ai baroni della droga e ai loro compari. "Mi uccideranno ma non uccideranno la mia voce, perché sarà la voce di tutte le donne afgane. Puoi tagliare il fiore, ma non puoi fermare l'arrivo della primavera": queste le parole con cui, in un’intervista alla BBC News, Malalai commenta la sua missione politica personale.

Malalai Joya 3Vera sostenitrice dell’anti-fondamentalismo islamico, i suoi anni in Afghanistan la vedono combattere per la democrazia al fianco di altre donne e diventare responsabile della OPAWC (Organization of Promoting Afghan Women’s Capabilities), una ONG che si occupa della promozione dei diritti delle donne dei bambini  organizzando gratuitamente corsi di alfabetizzazione, formazione professionale o attività di microimprenditoria, e allestendo orfanotrofi e ambulatori medici. Tutte attività con cui ribadisce la sua volontà di non arrendersi, la sua fiducia nella forza delle persone comuni e nella solidarietà internazionale e quella forte speranza che in lei si accende con le parole di Martin Luther King: “Credo che la verità disarmata e l’amore incondizionato avranno l’ultima parola. Questo è il motivo per cui il diritto, momentaneamente sconfitto, è più forte del male trionfante”.

Mosso dal desiderio di fare la differenza nel mondo, a qualunque costo, l’attivismo di Malalai per i diritti umani nonché le sue dichiarazioni contro la guerra, le sono valsi numerosi premi e riconoscimenti tanto che, nel 2010, la rivista “Time” la inserisce nell’elenco annuale delle 100 persone più influenti del mondo, mentre “Foreign Policy” e “The Guardian” la menzionano, rispettivamente, nella “Top 100 Global Thinkers” e nella “Top 100 Women: activists and campaigners”. Le sue memorie sono raccolte nel libro scritto con l’autore canadese Derrick O’Keefe, pubblicato nell’ottobre 2009, con il titolo “La mia lotta contro i signori della guerra e l'oppressione delle donne afgane”. Dopo il rientro dei talebani in Afghanistan nel settembre 2021, come molte altre attiviste, Malalai ha dovuto lasciare il suo amato paese e attualmente vive come profuga in Spagna.

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