A TINA MONTINARO VA IL PREMIO INTERNAZIONALE SEMPLICEMENTE DONNA NELLA CATEGORIA "IMPEGNO SOCIALE E CIVILE"
Conosciamo meglio Tina Montinaro, moglie di Antonio, caposcorta di Giovanni Falcone, ucciso nella strage di Capaci del 1992. Fortemente impegnata nel promuovere la cultura della legalità insieme all’associazione Quarto Savona Quindici, anche lei riceverà il Premio Internazionale Semplicemente Donna nella categoria “Impegno sociale e civile”.
Nata a Napoli il 22 maggio 1960, Concetta Mauro Martinez Montinaro, meglio conosciuta come Tina, si trasferisce ancora adolescente, al seguito della propria famiglia, a Palermo dove incontra Antonio, un giovane poliziotto con cui finirà per fidanzarsi, sposarsi e dare alla luce gli amati figli, Gaetano e Giovanni.
Diventato capo della scorta del giudice Giovanni Falcone, Antonio perde la vita il 23 maggio 1992, a soli ventinove anni, dopo appena cinque anni di matrimonio con Tina: la sua auto salta in aria, colpita in pieno dalla deflagrazione di circa 500 chili di tritolo allo svincolo di Capaci, insieme alla macchina dello stesso Falcone e la moglie Francesca Morvillo. Ma poco dopo, quella maledetta strage di Capaci, forte del testamento del marito, Tina decide di voler diventare testimone diretta di quello era stato l’impegno anti-mafia della Quarto Savona Quindici, il nome in codice dell’auto su cui quel giorno viaggiava Antonio insieme a Vito Schifani e Rocco Dicillo.
Proprio sulla base delle azioni e delle sue parole, Tina Montinaro fonda, quindi, l’Associazione Quarto Savona Quindici che tutt’oggi opera portando avanti incontri con ragazzi, scuole e detenuti, e altre attività di ordine sociale. Un impegno che ha come fine il desiderio di dire no alla mafia, promuovendo una cultura della legalità e della giustizia, e mantenendo viva la memoria delle vittime di mafia.
Tina Montinaro non ama sentirsi chiamare “la vedova” di Antonio Montinaro, perché lei con il marito parla tutti i giorni: E proprio in qualità di “memoria vivente” di ciò che gli è accaduto in quegli anni, Tina gira l’Italia in lungo e in largo, sensibilizzando i più giovani nella lotta contro la mafia. “Mio marito, quel giorno a Capaci, ha perso una battaglia, ma alla fine la mafia ha perso – ricorda Tina - Ha perso una guerra che aveva lei stessa dichiarato contro lo Stato. Se oggi siamo qui, se posso girare per l’Italia raccontando di questi che non erano solo agenti di Polizia, ma uomini, padri, mariti, figli, vuol dire che la mafia, quella mafia, ha perso. La mafia delle stragi, delle bombe, ha perso”.
Anche nel libro dal titolo “Non ci avete fatto niente”, Tina riporta le emblematiche parole che il marito aveva detto in un’intervista qualche giorno prima della sua morte: “Io scorto un uomo ad altissimo rischio, un uomo che ha dato a molti la possibilità di credere nel futuro. Non lo farei se non avessi la massima fiducia nei suoi confronti. Ho messo la mia vita a rischio per lui, perché è uno dei pochi in cui credo e che mi permette di stare bene con me stesso. Lo scorto perché sono sicuro che sia onesto”.